Cosa ha insegnato la guerra in Ucraina a chi si occupa di internazionalizzazione d’impresa

internazionalizzazione d'impresa
scritto da Francesco Bossoni
02/03/2023 // 0 Commenti

Cosa ha insegnato la guerra in Ucraina a chi si occupa di internazionalizzazione d’impresa

Alla fine di questo mese sarà trascorso un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. Un conflitto che è scoppiato praticamente dietro l’angolo di casa e che ha profondamente – anche se in modo indiretto – modificato le nostre vite e la nostra percezione della guerra. Se fino a poco tempo fa pensavamo di essere nella classica “botte di ferro” e ci sentivamo tutto sommato sicuri, nel nostro caro Vecchio Continente, oggi ci sentiamo sicuramente più fragili e spaventati.

Al di là dell’impatto psicologico, però, la guerra in Ucraina ha avuto anche un’altra incidenza come ben sa chi si occupa di internazionalizzazione d’impresa. Parlare di export, oggi, significa anche parlarne alla luce del conflitto russo-ucraino. Cosa può imparare dalla situazione in corso chi si occupa di export?

 

Se ti occupi di internazionalizzazione d’impresa, devi tener d’occhio la geopolitica

Ebbene sì, con la geopolitica non si scherza. Soprattutto se si opera nel mondo dell’export. Gli equilibri geopolitici sono sempre dei rapporti fragili ma non per questo imprevedibili. La guerra in Ucraina ci ha colpiti in modo profondo ma non possiamo dire, con questo, che si sia trattato di un fulmine a ciel sereno. Che la situazione fosse critica, lo sapevamo da anni e se è vero che nessuno di noi ha la sfera di cristallo e che lo scoppio del conflitto non si poteva prevedere, è anche vero che chi si occupa di internazionalizzazione d’impresa aveva tutti gli elementi per prendere atto della fragilità della situazione.

Cosa significa questo? Non mi stancherò mai di dirlo e l’ho ribadito anche nel mio libro: quando si sceglie un mercato su cui fare export, bisogna valutare un ampio ventaglio di fattori. Chi, negli ultimi anni, ha deciso di puntare solo la Russia, ha scelto un mercato ricco, promettente ma – ahimè – fragile e rischioso dal punto di vista politico. E oggi si ritrova a gestire una situazione di enorme complessità. 

La buona notizia è che – almeno in una certa misura – tutelarsi da situazioni simili è possibile. Ecco come.

 

Le 2 regole d’oro per scegliere dove (e come) fare export tutelandosi da brutte sorprese

Se ti occupi di internazionalizzazione d’imprese e vuoi scegliere i mercati a cui rivolgerti tutelandoti da brutte sorprese, sono due le regole d’oro che devi tenere in considerazione.

La prima è: scegli i tuoi mercati in base a criteri di selezione multifattoriali. Il fatto che un mercato sia florido, dinamico e ricettivo è senz’altro un fattore positivo ma questi elementi devono essere messi sul piatto della bilancia insieme ad altri fattori altrettanto importanti. Se un mercato è economicamente promettente ma politicamente fragile, purtroppo saranno da mettere in conto colpi di scena che potrebbero influire in modo radicale anche sul piano economico. 

Seconda regola d’oro: attenzione a puntare su un unico mercato ma attenzione alla scelta opposta (strafare non premia). Come sostengo sempre, quando si decide di aprirsi a nuovi mercati è bene farlo in modo prudente, passo dopo passo. Il primo mercato su cui consiglio sempre di puntare per fare internazionalizzazione d’impresa, è meglio che sia un mercato solido e sicuro. Come quello tedesco, per esempio. Se inizierai da un mercato apparentemente più promettente ma politicamente più fragile, rischierai solo di costruire un elefante dai piedi d’argilla. 

Solo dopo aver puntato e aver fatto crescere il tuo export su un mercato sicuro, potrai rivolgerti a mercati più rischiosi sentendoti comunque abbastanza sicuro. Se, viceversa, hai iniziato aprendoti a un mercato rischioso, ti consiglio invece di evitare di puntare tutto su un’unica carta e di aprirti anche – parallelamente – a una seconda scelta, selezionando un mercato più solido. 

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Laureato in Economia e Commercio presso l’Università degli studi di Brescia nel 1994.
Parla Inglese, Tedesco e Spagnolo.
Vanta una lunga esperienza nel settore dell’export e dal 2005 come libero professionista, assiste le piccole medie imprese nei processi di internazionalizzazione.