Online o offline? Questo è il dilemma! Potremmo fare il verso alla famosa esclamazione di Amleto per dare voce a quella che, oggi, è una domanda ricorrente per chi lavora nell’export e sta iniziando a farsi strada sui mercati.
Sia che si parli di vendere in Germania, sia che si parli di aprirsi la strada su altri mercati esteri, scegliere lo strumento giusto per comunicare con i propri clienti è un aspetto di prioritaria importanza. Sbagliare, in questo senso, può costare caro e compromettere l’efficacia dell’intera strategia di marketing.
Vediamo quindi di fare un po’di chiarezza.
Perché l’online è diventato così importante nell’export per l’apertura ai mercati esteri
La pandemia ci ha cambiati: va detto. Il cambiamento è avvenuto su più fronti, sia sul piano individuale, sia su quello dei rapporti interpersonali one to one, sia nell’ambito dei rapporti lavorativi.
Si è parlato per anni di smart working, soprattutto nell’accezione del remote working (il lavoro da remoto). Lo si è visto, in modo puramente teorico, come un’opportunità di sviluppo ma è solo con la pandemia che la situazione concreta e l’esistenza di difficoltà inimmaginabili fino a qualche mese prima hanno innescato uno sviluppo a macchia d’olio del lavoro da remoto. Con tutti i pro e i contro del caso.
Tra i pro, va sicuramente considerata la messa a disposizione di nuovi mezzi. Se prima della pandemia, buona parte delle videocall e delle riunioni da remoto con clienti esteri si tenevano su Skype, sulla scia dei lockdown abbiamo iniziato ad adottare tutti in modo massivo anche altri strumenti e altre piattaforme.
Export e apertura verso mercati esteri hanno iniziato a “viaggiare” (è proprio il caso di dirlo!) sul filo di Meet, Zoom e di altre piattaforme che hanno potenziato la possibilità di parlarsi e di non interrompere il flusso della comunicazione face to face.
Questo ha portato anche a un’altra conseguenza più che positiva in termini di alfabetizzazione informatica. Si parla molto di quanto, su questo aspetto, l’Italia sia indietro ma la verità, come ben sa chi si occupa di mercati esteri, è che questo problema riguarda anche altrove le aziende. Come capita in molti casi “la necessità aguzza l’ingegno”. In questo senso, l’impossibilità di fare altrimenti ha portato molti a dotarsi delle risorse tecnologiche e delle competenze necessarie per utilizzarle.
I “contro” dell’online. E i motivi per cui oggi l’offline può fare la differenza
Viva l’online quindi? Sì, ma attenzione a non esagerare! È quello che stanno facendo molte aziende ed è anche il motivo per cui – se farai la tua scelta in modo lucido e consapevole – la tua azienda potrebbe davvero fare la differenza in ambito export, aprendosi strade privilegiate verso i mercati esteri.
L’eccesso di online, infatti ha provocato due conseguenze:
- l’emergere di una palpabile insofferenza verso gli “schermi”. Abbiamo talmente abusato delle modalità di comunicazione online anche sul piano dei rapporti privati, che oggi non ne possiamo più di videocall e comunicazioni via Meet
- potendole svolgere online, le riunioni si sono moltiplicate a dismisura. Questo, tra le tante conseguenze ha anche quella di livellare e uniformare le relazioni in modo tale da rendere più difficile fare distinzioni tra incontri di peso e incontri di minore importanza. Detta in pillole: i tuoi potenziali clienti, se contattati esclusivamente online, rischiano davvero di non fare differenza tra te e altri contatti. Questo significa che esagerare con l’online rende più difficile trasformare un contatto in cliente
E quindi, viva l’offline? La verità è che non esiste – in astratto – un canale migliore di un altro. La differenza la fa la capacità di integrare due modalità di comunicazione che ormai fanno parte delle nostre vite all’interno di una strategia di marketing concepita in modo non casuale. Cioè con la dovuta professionalità e soprattutto “caso per caso”. L’internazionalizzazione d’impresa, infatti, è tutto meno che un gioco da ragazzi!
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