Sono in molti, oggi, a chiedere come sia cambiato l’export in epoca di Covid. In realtà, però, la domanda andrebbe posta in altro modo.
Parlare di export in epoca di pandemia, significa chiedersi in realtà non cos’è cambiato ma – piuttosto – come stanno cambiando i mercati e cosa, di queste trasformazioni, rimarrà anche a pandemia finita. Per dirla in termini molto semplici, “siamo ancora in ballo”. Stiamo ancora surfando sulle onde di una situazione fluida in cui le cose migliori da fare sono tre: mantenersi in equilibrio, saper cavalcare la corrente e conoscere la propria meta.
Ma vediamo di fare un rapido screening della situazione attuale. Perché è vero: alcune cose sono cambiate e in modo tutt’altro che prevedibile. Quella che ti abbozzerò di seguito, è la mia personale visione. Una chiave di lettura che ho sgrezzato alla luce di anni di esperienza nel settore.
Mercati e pandemia
Partirò dal contesto generale: mercati e pandemia, appunto. Cosa è cambiato per l’export in questi due anni di Covid? Per partire col piede giusto, è necessario fare i dovuti “distinguo” e porre la domanda in altri termini. Ovvero: cosa è cambiato per l’export all’interno dei Paesi dell’Unione Europea? E cosa è cambiato per i Paesi fuori UE? Perché in realtà, è proprio questo spartiacque a fare la differenza.
Se per i viaggi (di lavoro o di piacere) la pandemia ha posto dei paletti notevoli, con il trasporto merci la differenza non l’hanno fatta tanto i paletti quanto i prezzi. Ed è questo il principale cambiamento, una novità che ha finito per giocare a favore del commercio interno ai Paesi UE. L’impennata dei prezzi di molti prodotti extraeuropei, ha avuto infatti come diretta conseguenza quella di incrementare la domanda interna.
Sotto questo punto di vista, la situazione attuale non ha fatto che confermare alcuni capisaldi della mia visione di cui parlo anche nel mio libro .
Alle aziende che si rivolgono a me, ho sempre consigliato di concentrare una parte importante del proprio fatturato sui mercati interni evitando di guardare solo (o soprattutto) oltreoceano.
In questo senso, le conseguenze della pandemia mi hanno dato fin troppo ragione. Un esempio fra tutti: quello dei mercati asiatici, dove politiche di gestione della pandemia molto diverse dalle nostre hanno avuto come conseguenza quarantene importanti e un impatto particolarmente evidente del Covid sull’export. Decisamente chi ha puntato sui mercati europei ne è uscito molto meglio.
Export e Covid: come è cambiato il modo di trovare nuovi clienti?
Come consolidare i rapporti con i propri clienti e come trovarne di nuovi? Altra domanda urgente che la pandemia ha portato alla ribalta. E a cui sono state date risposte per certi aspetti nuove.
Il potenziamento delle videocall, l’incremento degli e-commerce, l’impennata del web utilizzato come strumento per trovare nuovi clienti (vedi le campagne sponsorizzate di lead generation), la riduzione all’osso delle fiere… Potrei andare ancora avanti ma penso che già questo piccolo elenco basti. Nel settore della comunicazione con i propri clienti, il Covid ha senza dubbio inciso molto sull’export.
Il fatto che la pandemia abbia spinto in direzione di un incremento dell’online è sotto gli occhi di tutti. Ma si tratta davvero di un’inversione di tendenza? Cosa rimarrà di tutto questo a pandemia finita? Senza dubbio l’online è stato un supporto fondamentale negli ultimi due anni. Ci ha fornito strumenti utili e ha contribuito a sviluppare canali di comunicazione paralleli incrementando una tendenza che in realtà (a ben vedere) già esisteva.
Personalmente, tuttavia, sono fermamente convinto di una cosa. E anche in questo caso, si tratta di qualcosa di cui parlavo già ben prima della pandemia: l’online non potrà mai sostituire in toto l’offline. Anzi, diciamolo, l’incremento dell’online degli ultimi due anni ha amplificato ulteriormente l’esigenza di tornare a potenziare la comunicazione vis à vis. I viaggi di lavoro servono, gli appuntamenti di persona continueranno a rimanere la forma più efficace di comunicazione con il proprio cliente. E quindi? La fine della pandemia segnerà il tramonto dell’online? No, tutt’altro. Sarà molto, ciò che ci porteremo a casa da questa esperienza. Alcuni viaggi di lavoro superflui e alcune riunioni di troppo verranno sostituite da incontri online con ovvio risparmio di tempo e di denaro. Detto ciò, l’offline rimarrà e coesisterà con le nuove modalità di comunicazione. Soprattutto (ma non solo!) per quanto riguarda le fiere dove – diciamocelo! – la modalità online ha dato risultati discutibili.
Per concludere, sono convinto che il futuro dell’export dopo il Covid si giocherà sull’abilità di incamerare le innovazioni utili portate dalla situazione attuale, declinandole alla luce di una visione di insieme. Prescindendo tanto da previsioni pessimiste quanto da facili ottimismi. Detto ciò, il tema è troppo complesso. Nei prossimi articoli, vedrò di andare più a fondo. Se vuoi saperne di più, continua a seguirmi! E se desideri approfondire alcuni elementi più nello specifico, non esitare a contattarmi.